venerdì 14 ottobre 2016

il Grigio nel mito (approfondimento 2)

ARGO, LA SPERSONALIZZAZIONE DELL'IO

Rubens: Mercurio e Argo (1636-1638)
Esiste un celebre mito greco in cui il colore grigio, benché non realmente presente, ha un ruolo
molto importante. Si tratta del mito del gigante Argo e di Io. Quest'ultima era un'amante di Giove, da lui trasformata in una bellissima giovenca bianca per sfuggire all'ira di sua moglie Giunone. Ma la dea, riuscita a trovare la ragazza/giovenca, la rapì e ordinò al gigante Argo, descritto spesso come "dai cento occhi", di sorvegliarla. Quando Giove lo venne a sapere, mandò Mercurio a salvare la giovane, il quale addormentò il gigante con una zampogna incantata e lo uccise. Per ricordare la bestia morta per servirla, Giunone creò il pavone, che infatti sulle sue piume possiede i cento occhi del gigante.
Il mito si conclude così, quindi resta il dubbio: ma il grigio dov'è? Il grigio è nel gigante, nell'Argo così chiamato per alludere al greco ἄργυρος, argento, e ἀργός, chiaro. Come sostiene Giovanni D'Aloe, Argo dimostrerebbe la concezione già antica del grigio, in particolare per le sfumature argentee, come colore che nasconde, che spersonalizza (l') Io e l'allontana dal mondo esterno, del grigio legato alle cose nascoste e alla coscienza.
Anche se non realmente presente, il grigio ci continua ad accompagnare.


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